
E´ stato il più orientale degli architetti occidentali. Con una filosofia progettuale, unica, che iscriveva gli oggetti nell´ambiente. Lui è
Carlo Scarpa, architetto e designer italiano nato a Venezia nel 1906 e scomparso a Tokyo nel 1978. Adesso
Verona e Vicenza ne ripercorreranno la carriera e le opere attraverso una grande mostra che si inaugura oggi (chiusura il 10 dicembre) dedicata a due aspetti dell´opera del celebre architetto. Il tema infatti è unico benché diviso e presentato in due sedi diverse: il Museo di Castelvecchio a Verona con la sezione
Mostre e musei, 1944-1976 ed il Centro internazionale di Studi sull´Architettura Andrea Palladio di Vicenza che ospiterà, nella sua sede di Palazzo Barbaran da Porto, la sezione
Case e paesaggi 1972-1978.
La mostra veronese si propone di prendere in esame alcuni tra i più significativi aspetti dell´opera di Carlo Scarpa, i progetti legati alle
esposizioni temporanee e ai
musei, tramite la presentazione di duecento straordinari disegni dell´architetto, corredati da fotografie, modellini, sculture, filmati, documenti. In particolare sono stati selezionati venti tra allestimenti di mostre e
sistemazioni museali appartenenti ad un arco temporale che va dal 1944 al 1976, esemplificativi delle differenti modalità di esporre opere di epoche e tecniche diverse. Scarpa affronta ciascun tema in modo assolutamente originale, realizzando ogni volta innovativi interventi spaziali e raffinate soluzioni architettoniche.
In parallelo ai percorsi attraverso la storia dell´arte presentati a Castelvecchio, la mostra di Vicenza affronta due aspetti cruciali dell´opera di Carlo Scarpa: i progetti per
case private e il disegno degli
spazi aperti, con interventi a scala paesaggistica e urbana. Questi temi sono osservabili da una posizione privilegiata considerando l´ultimo decennio della produzione scarpiana: anni intensissimi, in cui vengono realizzati grandi progetti come la
Tomba Brion (1969-78), la Banca Popolare di Verona (1973), casa Ottolenghi (1974-79), gli esterni di villa Palazzetto a Monselice (1974-75) ed il monumento alle vittime della strage di piazza della Loggia a Brescia (1974-75 e 1976). Comune denominatore di questi lavori è una sapienza progettuale sostenuta da un linguaggio architettonico ormai maturo, che coniuga lo studio del dettaglio con il controllo della grande dimensione e la ricerca spaziale. Tutto ciò sarà esposto in mostra attraverso disegni, modelli e prototipi originali, accanto ad altri materiali, come i libri della biblioteca di Carlo Scarpa, che contribuiscono a trasmettere la ricchezza della sua formazione culturale e della sua complessa personalità artistica.
Scarpa ricorreva spesso a
temi topografici che si rivelano fondamentali sia per le sue opere a cielo aperto, sia per gli allestimenti di opere d´arte in ambienti interni. Perfino entro limiti ristretti, amava disporre gli elementi compositivi in
sintonia con certi concetti ambientali, che non derivavano né dalla prassi vernacolare né dalle teorie dell´architettura moderna. Anche i rapporti funzionali erano stati trattati da Scarpa secondo i propri concetti astratti, vale a dire, concetti che sono più affini ad un senso carismatico del mondo terrestre ben conosciuto dai riti orientali per la scelta dei luoghi dove edificare e dai
costumi cinesi e giapponesi che ai dispositivi razionali della prassi europea.
Per informazioni e prenotazioni visite guidate: Museo di Castelvecchio tel. 045/8620610, fax 045 8621786 (da lunedì a venerdì 9-13); Palazzo Barbaran da Porto tel. 0444/323014, fax 0444 322869.